La storia della Facoltà di Giurisprudenza coincide in larga misura con la storia dell'Università romana, dato che con l'istituzione nel 1303 dello Studium Urbis papa Bonifacio VIII intese innanzi tutto dar vita ad unascuola di diritto che esprimesse la superiore potestà della Chiesa, incardinata nella città di Roma, L’insegnamento del diritto civile e di quellocanonico caratterizzò I'Università romana anche quando ricevette dalpapa Innocenzo VIl un nuovo indirizzo, diretto a favorire gli studi letterari. Le materie giuridiche vennero illustrate lungo tutto il Quattrocento e nei primi decenni del secolo successivo da grandi maestri, tutti fedeli,comunque, alle forme tradizionali del mos italicus e poco sensibili alle aperture culturali dell'umanesimo giuridico. In seguito ai tragici avvenimenti del Sacco di Roma del 1527 l'intero Studium Urbis rimase chiuso per qualche tempo,recuperando significativa attività solo sulla metà del secolo durante il pontificato di Giulio III. La riorganizzazione dell'università romana da lui promossa toccò in primo luogo la Facoltà giuridica: assegnò al Collegio degli avvocati concistoriali l'autorità di conferire il dottorato in diritto civile e in diritto canonico e la nomina del rettore dello Studio romano.Nel corso dei secoli XVII e XVIII la Facoltà giuridica risentì fortemente dell'appannamento culturale che segnava in genere la vita intellettuale romana, e I'università cittadina in particolare: i docenti appaiono nellagrande maggioranza ben lontani dal condividere la temperie culturale che in altri Studi, soprattutto fuori d'Italia,andava vivendo la scienza giuridica.
Conobbe, comunque, il favore di alcuni pontefici, come Alessandro VII cuisi deve il completamento della nuova sede universitaria e la fondazione della ricca e vasta biblioteca, la Biblioteca Alessandrina;L'ordinamento dei corsi comunque, rimase fermo alla tradizione,sostanzialmente chiuso alle sollecitazioni, altrove maturate, verso l'introduzione di nuove materie giuridiche, con la sola eccezione dell'accoglimento tra gli insegnamenti del diritto penale.
Così lo trovarono i Francesi quando nel 1809 conquistarono I'Urbe, annettendo gli Stati romani all'Impero napoleonico. A loro si deve un ampio progetto di radicale riforma dell'università romana, progetto che riguardava in particolare la Facoltà giuridica: per questa si prevedeva l'eliminazione dell'insegnamento di diritto canonico el'introduzione di quelli di diritto civile, penale, commerciale, di procedura civile e di procedura penale, fondati sui codici napoleonici.
Le successive vicende politiche, che videro la fine del dominio francese già nel 1814, impedirono la concreta realizzazione del programma riformatore. Restò in vigore il precedente ordine di studi della Facoltà.
Alla vigilia della presa di Porta Pia nel 1870 i corsi di diritto si esaurivano ancora negli insegnamenti di diritto romano e di diritto canonico arricchiti dalla interpretazione della dottrina che a partire dal Medioevo aveva innovato ed aggiornato le disposizioni dei testi giustinianei e canonistici, e del diritto penale.
L'annessione di Roma al Regno d'Italia ha inaugurato una fase del tutto nuova nella storia della Facoltà giuridica.Questa divenne da subito un polo di attrazione per i più illustri giuristi italiani attirati non solo dall'autorità culturale dei colleghi, ma anche dalla vicinanza con il centro politico e amministrativo del nuovo Regno. II valore culturale della Facoltà appare confermato dalle frequenti richieste a lei rivolte dal governo, dal Parlamento e dal Comune cittadino progetti di legge.Nel dicembre 1878 fu istituita presso la Facoltà la Scuola economico-amministrativa che si proponeva come centro di formazione della nuova burocrazia del Regno.Nei primi decenni del nuovo secolo discipline come la filosofia del diritto e la storia delle dottrine e delle istituzioni politiche si affiancarono a quelle che riguardavano il sistema dì diritto romano, la storia della costituzioneromana, la tecnica interpretativa della dottrina, l'evoluzione della scienza giuridica dalla compilazione giustinianea alla codificazione napoleonica. Grandi maestri nacquero in questo perido Orlando, Calandra, Saredo, Filomusi Guelfi, Pacifici Mazzoni, Polacco, Ascoli, Vivante, Palma, Scolari, Scaduto, Mancini, Ferri, Serafini, Bonfante, M. Pantaloni, R. De Ruggiero, V. Scialoja, F. Schupfer, F. Brandileone, F. Patetta, G.Mosca, G. Del Vecchio e molti di loro hanno lasciato alla nostra sede le loro biblioteche personali, le quali costituiscono oggi patrimonio insostituibile perla scienza giuridica e viva testimonianza del ruolo della Facoltà romana nella cultura internazionale. A conferma dell'autorità raggiunta dalla stessa si può ricordare la legge del 1921 che disciplinava il Consiglio Superiore della Magistratura ed assegnava proprio alla Facoltà giuridica romana il compito di designare i membri laici del medesimo Consiglio. La stessa autorità culturale la Facoltà mantenne nei decenni successivi. Nel 1935 la nuovasede dell'Università romana venne inaugurata da P. De Francisci, storico del diritto romano e Rettore della Sapienza.
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